sabato 27 dicembre 2008

100 anni dal terremoto di Messina (Cartoline)

(Le Cartoline originali appartengono all' autore di questo post)

1908 -2008
CENTO ANNI DAL TERREMOTO CALABRO- SICULO O TERREMOTO DI MESSINA ERANO LE ORE 5,21 DEL 28 DICEMBRE DEL 1908.
MESSINA – Orologio del distretto uff. post. fermatosi all’ora fatale
(Cartolina appartiene alla serie emessa “PRO POSTELEGRAFICI SUPERSTITI TERREMOTO”

Fu uno dei più devastanti terremoti della storia d’Italia, morirono circa 120.000, di cui 90.000 in Sicilia, Messina fu rasa al suolo, fu distrutta al 90 %, seguì un maremoto con onde alte oltre 10 metri. Raggiunse il grado 10° della scala Mercalli.

MESSINA – Manifesto di rappresentazione cinematografica della sera 27-12 II°, num. Programma: Avvisatore del terremoto!
(Cartolina appartiene alla serie emessa “PRO POSTELEGRAFICI SUPERSTITI TERREMOTO”)
Ufficio postale improvvisato
Lo scritto che segue e tratto dal sito politicaonline.net/fo

Tratta alcune profezie riguardante il Terremoto riportate sul libro ” 28 dicembre 1908 ore 5.21 Terremoto” di Sandro Attanasio, Bonanno Editore, Acireale 1988

Quel 27 dicembre 1908 le due città, le località delle riviere della Calabria e della Sicilia vivevano serenamente le ultime ore della loro esistenza. Anche se nei secoli erano state ripetutamente decimate dai cataclismi le popolazioni si erano sempre tenacemente riprese ed avevano ricostuito città, paesi e villaggi su quelle rive che, con la loro bellezza, sembravano sfidare le forze della natura. Sopravvissuti a tante catastrofi, messinesi e calabresi avevano accettato di vivere in compagnia dell'orrendo pericolo, imprevedibile ma certamente periodico, della calamità.
Nel ricordo delle genti la mitica ferocia di Scilla e di Cariddi si univa al ciclico avvicendarsi di terremoti e maremoti, al vortice del "galoffaru" gorgo mortale del mare e alle impetuose correnti marine dello stretto quotidianamente sfidate da pescatori e marinai.

Un anno prima, nell'ottobre del 1907, il terremoto aveva devastato la punta estrema della Calabria, una striscia di terreno montuoso dal Tirreno all'Jonio, da Gioia Tauro a Siderno. Il sisma aveva infierito su due paesini di montagna. Aveva scrollato e sconquassato Bruzzano e Ferruzzano, aveva vigliaccamente pestato le case contadine e assassinato tanta povera gente. Anche se posti a non molta distanza dalla costa i due paesini erano il più efficace quadro della derelitta Calabria sempre ignorata da tutti i potenti e da tutti i governi. Senza comunicazioni telefoniche e telegrafiche, senza nemmeno vere strade di accesso, Bruzzano e Ferruzzano erano rimasti per giorni senza aiuto. Le operazioni di soccorso erano state lunghe e difficilissime. In quella occasione fra la sventurata popolazione della Calabria era corsa un'atroce profezia. Uno dei leggendari "Maghi" dell'Aspromonte, che aveva predetto l'avvenuto terremoto, aveva anche annunciato "un nuovo cataclisma, infinitamente più devastatore, che avrebbe colpito paesi prosperi con migliaia e migliaia di morti e montagne di rovine" (Cfr. Temps, 30 octobre 1907, Paris).

Effetti del terremoto
Ma i profeti di sciagure non erano soltanto i maghi dell'Aspromonte. A Messina, da circa quatrocento anni, veniva ripetuta una tremenda profezia attribuita ad una pia monaca professa del Monastero di Basicò; divenuta poi Badessa di Montevergine, morta nel 1486 in odore di santità e successivamente beatificata. Suor Eustochia Calafato era sepolta nella chiesa attigua al monastero di Montevergine dove "si conservava l'intero corpo incorrotto e flessibile su di un'arca della tribuna dell'Altare Maggiore". (E' ancora così. Nota mia)
Dal 1486 l'arca, con il corpo incorrotto della Beata, era meta di fedeli e luogo di preghiera A Messina si era diffusa la credenza che al corpo mummificato continuassero a crescere le unghie e i capelli che, recisi dalla badessa del monastero nel giorno della ricorrenza della defunta beata, venivano disputati dai fedeli come ambite reliquie. Altra generale e diffusa credenza era che la Beata Eustochia avvertisse le suore del monastero della prossima morte di una di esse. Ciò avveniva alcune settimane prima del trapasso con un rumore cupo, come se qualcuno rotolasse una palla di ferro. Infine era a tutti nota la terrificante profezia fatta dalla suora in punto di morte. La monaca aveva detto che "per le strade di Messina si sarebbe visto il sangue scorrere a fiumi fino al mare". Le parole della monaca avevano avuto nuove conferme nel corso dei secoli e furono autorevolmente ribadite nei mesi che precedettero il fatale dicembre 1908.

Il duomo di Messina prima del Terremoto
Il duomo distrutto e poi ricostruito
Il duomo di Messina dopo e la sua costruzione. Da notare accanto la costruzione del campanile che attira la curiosità di moltissimi turisti ogni volta che scoccano le ore 12.
Dell'architetto Valenti fu inaugurato nel 1933. Raggiunge un'altezza di 60 metri .
Il Campanile della Cattedrale di Messina e più grande orologio meccanico-astronomico che esista al mondo, l'arcivescovo Paino lo fece costruire dalla ditta Fratelli Ungerer di Strasburgo.

Nel 1907 l'arcivescovo di Reggio Calabria, Cardinale Gennaro Portanova, aveva scritto ad un conoscente che si trovava in America una lettera che in seguito venne ritenuta profetica. Il Cardinale, che aveva appena sessantadue anni e godeva perfetta salute, annunciava la sua prossima morte (infatti morì pochi mesi dopo, nell'aprile 1908) e concludeva così la sua lettera: "Ho un presentimento della mia fine non lontana. Così non mi strazierà la rovina di questa povera città. Se la rovina viene, io non sono più di questo mondo. Recate un poco della vostra energia agli sventurati".

Appena pochi giorni prima della catastrofe, per una strana e terribile coincidenza il terremoto venne ricordato, anzi invocato. Nel numero di Natale di un foglio di Messina, "Il Telefono", un periodico cosiddetto umoristico e sfrenatamente anticlericale, che si faceva notare per la sua volgare e gratuita antireligiosità, apparve una parodia della "Novena a Bambino Gesù".
Era una poesiola di protesta contro un nuovo balzello proposto dalla Giunta Comunale che aveva sollevato in città moltissime proteste ed una fiera polemica. Il Telefono terminava la parodia con questi versi: "O bambinello mio/vero uomo e vero Dio/per amor della Tua Croce/fa sentire la nostra voce/Tu che sai, non sei ignoto/manda a tutti un terremoto!".

Infine, poche ore prima del terremoto, il 26 dicembre 1908, nel corso di un processo che si svolgeva al Tribunale di Messina, un ragazzo di diciotto anni accusato di furto venne giudicato e condannato a due anni di prigione. Al momento della lettura della sentenza la madre del giovane condannato, Carmela Gruno, "gli occhi dilatati, orrenda e sublime, come un'ossessa o una... veggente, irrompe nel Pretorio urlando: 'Malanova! Havi a veniri un tirrimotu cu' l'occhi e v'havi ammazzari a vui birbanti e a tutta Missina!".

Il terremoto arrivò puntuale, quaranta ore dopo. Ma venne "senz'occhi". Non scelse i luoghi da colpire, né selezionò le sue vittime. Colpì ciecamente, devastando tutto.

Mileolo

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