Goldman Sachs ha investito 375 miloni di dollari in Facebook valutandola 50 miliardi di dollari. Ad ognuno dei 500 milioni di utenti di Facebook è stato attribuito il valore di 100 dollari. Senza iscritti Facebook varrebbe zero. Se io e mio figlio, ad esempio, cancellassimo il profilo, il valore di Facebook diminuirebbe all'istante di 200 dollari. Il capitale sono gli utenti, i loro contenuti e le loro reti di relazione e non la piattaforma, ma Facebook è un mondo chiuso in sé stesso nell'universo di Internet, chi vi entra non vi può più uscire. "Lasciate ogni speranza, o voi che entrate".
Se in futuro altre società fornissero una rete sociale con servizi migliori, l'utente di Facebook dovrebbe, in teoria, poter migrare i SUOI contenuti senza chiedere il permesso a Mark Zuckerberg. Nei fatti oggi non può farlo. Il valore economico di Facebook dipende dai miliardi di informazioni personali inserite. Chi è il proprietario di questi dati, dell’“identità digitale”? Facebook o l'utente? Dovrebbe essere l'utente, l'identità è sua, foto, film, testi sono frutto del suo lavoro, sono "lui", sono "lei". Queste informazioni sono però utilizzabili solo all’interno di Facebook. Chi si registra su un'altra rete sociale deve reintrodurre tutti i dati. Ogni “identità digitale” è in sostanza proprietà di Facebook o della rete sociale in cui è stata inserita. Da tempo è allo studio uno standard per una "identità digitale universale" per accedere a ogni rete sociale dove contenuti e relazioni rimangono di proprietà dell'utente. La nostra "identità digitale" è sempre più importante per le nostre relazioni sociali, ma può essere cancellata in ogni momento da Facebook e noi con essa. Facebook dovrebbe distribuire i soldi ricevuti dalla Goldman Sachs ai suoi utenti che lavorano a cottimo e gratis fornendo informazioni che possono essere usate per attività marketing. Con queste premesse, se il monopolio di fatto di Facebook finisse, i capitali di Goldman Sachs avrebbero creato l'ennesima bolla di Internet. E chi ci rimette i soldi nelle bolle? I piccoli azionisti o le grandi banche? Di certo non Goldman Sachs che potrebbe guidare la collocazione in borsa di Facebook nel 2012 con ritorni enormi. Potrò sbagliarmi, ma per sicurezza di azioni Facebook io non ne comprerò.
Se in futuro altre società fornissero una rete sociale con servizi migliori, l'utente di Facebook dovrebbe, in teoria, poter migrare i SUOI contenuti senza chiedere il permesso a Mark Zuckerberg. Nei fatti oggi non può farlo. Il valore economico di Facebook dipende dai miliardi di informazioni personali inserite. Chi è il proprietario di questi dati, dell’“identità digitale”? Facebook o l'utente? Dovrebbe essere l'utente, l'identità è sua, foto, film, testi sono frutto del suo lavoro, sono "lui", sono "lei". Queste informazioni sono però utilizzabili solo all’interno di Facebook. Chi si registra su un'altra rete sociale deve reintrodurre tutti i dati. Ogni “identità digitale” è in sostanza proprietà di Facebook o della rete sociale in cui è stata inserita. Da tempo è allo studio uno standard per una "identità digitale universale" per accedere a ogni rete sociale dove contenuti e relazioni rimangono di proprietà dell'utente. La nostra "identità digitale" è sempre più importante per le nostre relazioni sociali, ma può essere cancellata in ogni momento da Facebook e noi con essa. Facebook dovrebbe distribuire i soldi ricevuti dalla Goldman Sachs ai suoi utenti che lavorano a cottimo e gratis fornendo informazioni che possono essere usate per attività marketing. Con queste premesse, se il monopolio di fatto di Facebook finisse, i capitali di Goldman Sachs avrebbero creato l'ennesima bolla di Internet. E chi ci rimette i soldi nelle bolle? I piccoli azionisti o le grandi banche? Di certo non Goldman Sachs che potrebbe guidare la collocazione in borsa di Facebook nel 2012 con ritorni enormi. Potrò sbagliarmi, ma per sicurezza di azioni Facebook io non ne comprerò.
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