Piano casa: quando il nome non coincide con la cosa

Il dibattito pubblico che ha preceduto questo annuncio, come purtroppo di consueto, è stato rissoso e poco utile per comprendere quale fosse il vero oggetto del contendere.
Chi ha avuto la pazienza di decifrarne il contenuto, comunque, ha potuto constatare subito che, al di là del nome, non si stava discutendo delle questioni che stanno rendendo drammaticamente dura la vita di milioni di famiglie ad esempio della impossibilità di trovare alloggi dignitosi con affitti che non si mangino metà (se non di più) dello stipendio; oppure del rischio, per chi sta perdendo il lavoro, di perdere anche la casa e tutti i risparmi per la temporanea impossibilità di pagare le rate del mutuo; o, ancora, del fatto che chi lavora e guadagna, ma non è assunto a tempo indeterminato, non può accedere al credito.
L'incontro, se ci sarà, riguarderà invece la possibilità di ampliare le abitazioni mono o bifamilari del 30% senza richiedere la licenza edilizia, ma solo con una dichiarazione giurata di conformità del professionista.
Basterebbe questo per rilevare, ancora una volta, che le priorità della politica sono molto diverse da quelle dei cittadini.
Le famiglie veramente interessate al provvedimento, infatti, sono relativamente poche - secondo le statistiche ville, villini e residenze assimilabili sono circa il 10% di tutte le residenze - ed è probabile che molti proprietari non siano interessati ad ampliare o non dispongano delle risorse necessarie, ma, comunque, in ogni caso già dispongono di un'abitazione.
Inoltre, il modo in cui la questione è stata posta al pubblico aggrava, di molto, la situazione. Si sarebbero potuti affrontare seriamente problemi importanti, da quello di semplificare le procedure senza legittimare un'anarchia (che per altro all'atto pratico esiste già dalle Alpi al canale di Sicilia), a quello di mobilitare risorse utili per sostenere l'edilizia senza causare ulteriori devastazioni, fino a quello di indirizzare le energie di trasformazione anche verso il miglioramento dell'efficienza energetica e della qualità ambientale di territori già compromessi.
Si è invece perpetuata la solita stucchevole rappresentazione. Da una parte il Presidente del Consiglio che pretende di esercitare per decreto poteri che - come sa qualunque costruttore - appartengono da sempre ai Comuni e alle Regioni, e che, accertata l'ovvia impossibilità, se la prende con l'opposizione e con la Costituzione. Dall'altra, quella dell'opposizione appunto, si denuncia la volontà di eversione degli assetti istituzionali e poi si grida alla cementificazione, dimenticando che gli interventi previsti non consumerebbero nuovo territorio.
Gli organi di informazione, come sempre, contribuiscono a enfatizzare i toni e a confondere i problemi, con poche eccezioni. Fra queste, Stefano Boeri, che sul La Stampa del 18 marzo, ha messo in evidenza l'esistenza di un problema estremamente grave e complesso e insieme un insospettato (forse) campo di azione della cittadinanza attiva.
Parlare di casa, dice Boeri, significa fare i conti

Alessio Terzi
Presidente di Cittadinanzattiva
Presidente di Cittadinanzattiva
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