(Le Cartoline Originali appartengono all’autore degli articoli).
Emiliani a
Roma…
In questi
giorni si parla molto delle “gente” emiliana, della sua operosità, della loro
voglia di ricominciare, nonostante i gravissimi danni materiali e morali subiti
per i recenti terremoti… e noi di Roma abbiamo da raccontare una bellissima
storia su questa “gente”… non so se tutti sanno che Ostia Marina o Mare o
meglio il nome ufficiale è “Lido di Roma” (con delibera del maggio del 1933)
non fu fondata dai romani o dagli abitanti di Ostia antica, ma da un gruppo di
Ravennati che bonificarono la zona a fine ottocento, fu per il loro vero
eroismo, riuscirono a prosciugare la zona, molti di loro morirono di malaria… sono
stati scritti diversi libri; qui mi limito a riportare alcuni brani della
testimonianza di Federico Bazzini, un piccolo libretto dovrebbe essere del
1908, che aveva avuto l’incarico di preparare la logistica dei braccianti.
Prima
però si allega questa cartolina pubblicitaria del Chalet-Ristorante dello
stesso Bazzini che decanta le comodità, la vendita di acque minerali in
ghiaccio, la rimessa per automobili, vetture e cavalli e posto telefonico (Era
il primo di quella zona, fu installato l’11/06/1905 dalla Società Generale Italiana
dei Telefoni), sul retro una poesia del giugno 1910 “Via ostia a Mare” (A la
Bicicletta)
Vola - sotto l'alterno impulso - via !
oro vivo di messi è nella piana
e ornelli verdi t'ombrano la scia
sulla bianchezza della via sì piana.
oro vivo di messi è nella piana
e ornelli verdi t'ombrano la scia
sulla bianchezza della via sì piana.
Docile amica, affretta: fa giulìa
l'anima il salso odor che l'etra emana
e i pini bimbi che la Nuova Via
profumeranno in una età lontana.
Lucida amica, affretta:…l'anima il salso odor che l'etra emana
e i pini bimbi che la Nuova Via
profumeranno in una età lontana.
Da “ L’Origine della Colonia Ravennate in
Ostia” anno 1908 circa
“…Il Bazzini è un uomo sulla cinquantina,
vero tipo di romagnolo, alla cui iniziativa e alla cui fede entusiasta molto
devono Ostia e i suoi conterranei, e che è popolare anche a Roma dove sono
molti che hanno visitato il suo Restaurant
di Ostia e l’elegante chalet, il primo del genere, costruito l'anno scorso sulla spiaggia del
Tirreno allo sbocco del Viale da Ostia al Arare. Il Bazzini ha gentilmente
acconsentito a fornirci ricordi ed impressioni dell'Ostia di 24 anni fa, e noi
le riproduciamo testualmente.
— Io
arrivai in Ostia — ha detto il Bazzini — un mese prima dell'arrivo delle
squadre dei braccianti ravennati; e giunsi dalla Romagna con un mezzo
abbastanza primitivo di locomozione: con un asinello. Feci il mio ingresso
trionfale in Roma per Porta del Popolo, una domenica del settembre 1884 , verso
le cinque del pomeriggio, giusto nell'ora del passeggio delle carrozze al
Corso…
Quando mi misi in viaggio per Ostia, appena fuori dì Porta San Paolo
mi si offrì uno spettacolo di desolazione.
In quel tempo la zona malarica arrivava fin dentro Roma, come ad esempio noi pressi della stazione. E precisamente dalla parte di S. Paolo più verso Ostia le condizioni del suolo, basso e acquitrinoso, erano assai gravi, diffondevano tutt' intorno una grande tristezza… La strada da Roma ad Ostia era in pessime condizioni: in alcuni punti quasi impraticabile. Tuttavia, alla meglio arrivai in vista di quella che era l'Ostia di quei giorni, un ammasso di case dirute, tra pozzanghere e stagni. Un'angoscia tremenda mi prese, in sulle prime, ripensando al lungo e faticoso viaggio compiuto per arrivare in una landa così squallida e inospitale, dove non trovai che tre abitanti: un guardacasale, un pescatore, e un postino, che una volta alla settimana andava a prendere la corrispondenza a Fiumicino… I miei compagni partirono il 4 novembre da Ravenna con treno speciale — erano in 600 — salutati alla stazione da tutta la cittadinanza addolorata e plaudente. Indossavano tutti una speciale blouse di lavoro con le lettere A.O.B. nel bavero, …È impossibile descrivere l’impressione che costoro provarono quando giunsero in Ostia. Le canzoni si spensero sul loro labbro, e una tristezza di morte li invase, che proruppe poi in aperte proteste quando giunsero i dirigenti della Cooperativa. La strada di Roma era invasa da acque melmose e nelle anguste e luride vie regnavano lo squallore e la desolazione. Un custode, al loro arrivo, si affrettò a dir loro: — Qui non vive neppure il diavolo: Un piccolo gruppo di malarici febbricitanti diede loro quest'altra novella: —Questo è il luogo della morte: Ce n'era abbastanza per gettare nelle file nuovi arrivati il più cupo scoraggiamento. In sulle prime si rifiutarono persino il prender cibo, nonostante che io avessi tatto macellare, per l'occasione, parecchie pecore. Ma, vinto il primo sbigottimento, e prevalso un vivo movimento di amor proprio e di orgoglio negli animi depressi, essi rimasero, e ai posero con ardore e con lena al lavoro di bonifica e di redenzione del suolo, alla lotta micidiale contro la malattia. E la lotta fu micidiale davvero poiché a centinaia lasciarono i nostri la vita so questi campi… La forza che ha fatto trionfare di tante difficoltà è stata non solo la tenacia, ma la solidarietà magnifica della nostra Cooperativa, la quale nella buona come nell’avversa fortuna ha assistito sempre gli operai, con infermerie, con anticipazioni e aiuti ai soci, sostenendo in caso di morte le famiglie coi fondi sociali ed occupando i superstiti in diversi lavori : tra l'altro, le vedove diventavano donne di servizio delle squadre e venivano pagate con lire 30 mensili più il vitto: i figli, appena raggiunta l'età necessaria, erano impiegati nei lavori e così via.
Il lavoro e i sacrifici di più di venti anni hanno cosi trasformato
Ostia…”In quel tempo la zona malarica arrivava fin dentro Roma, come ad esempio noi pressi della stazione. E precisamente dalla parte di S. Paolo più verso Ostia le condizioni del suolo, basso e acquitrinoso, erano assai gravi, diffondevano tutt' intorno una grande tristezza… La strada da Roma ad Ostia era in pessime condizioni: in alcuni punti quasi impraticabile. Tuttavia, alla meglio arrivai in vista di quella che era l'Ostia di quei giorni, un ammasso di case dirute, tra pozzanghere e stagni. Un'angoscia tremenda mi prese, in sulle prime, ripensando al lungo e faticoso viaggio compiuto per arrivare in una landa così squallida e inospitale, dove non trovai che tre abitanti: un guardacasale, un pescatore, e un postino, che una volta alla settimana andava a prendere la corrispondenza a Fiumicino… I miei compagni partirono il 4 novembre da Ravenna con treno speciale — erano in 600 — salutati alla stazione da tutta la cittadinanza addolorata e plaudente. Indossavano tutti una speciale blouse di lavoro con le lettere A.O.B. nel bavero, …È impossibile descrivere l’impressione che costoro provarono quando giunsero in Ostia. Le canzoni si spensero sul loro labbro, e una tristezza di morte li invase, che proruppe poi in aperte proteste quando giunsero i dirigenti della Cooperativa. La strada di Roma era invasa da acque melmose e nelle anguste e luride vie regnavano lo squallore e la desolazione. Un custode, al loro arrivo, si affrettò a dir loro: — Qui non vive neppure il diavolo: Un piccolo gruppo di malarici febbricitanti diede loro quest'altra novella: —Questo è il luogo della morte: Ce n'era abbastanza per gettare nelle file nuovi arrivati il più cupo scoraggiamento. In sulle prime si rifiutarono persino il prender cibo, nonostante che io avessi tatto macellare, per l'occasione, parecchie pecore. Ma, vinto il primo sbigottimento, e prevalso un vivo movimento di amor proprio e di orgoglio negli animi depressi, essi rimasero, e ai posero con ardore e con lena al lavoro di bonifica e di redenzione del suolo, alla lotta micidiale contro la malattia. E la lotta fu micidiale davvero poiché a centinaia lasciarono i nostri la vita so questi campi… La forza che ha fatto trionfare di tante difficoltà è stata non solo la tenacia, ma la solidarietà magnifica della nostra Cooperativa, la quale nella buona come nell’avversa fortuna ha assistito sempre gli operai, con infermerie, con anticipazioni e aiuti ai soci, sostenendo in caso di morte le famiglie coi fondi sociali ed occupando i superstiti in diversi lavori : tra l'altro, le vedove diventavano donne di servizio delle squadre e venivano pagate con lire 30 mensili più il vitto: i figli, appena raggiunta l'età necessaria, erano impiegati nei lavori e così via.
…tutti a
prendere la tintarella...
La
storia meriterebbe più spazio, si tenga conto che già erano stati effettuati
altri tentativi di bonifica, anche nel periodo papale… si Ostia è iniziata con
tre abitanti……non ultima difficoltà fu che erano considerati sovversivi
“barbari” all’inizio furono trattati con diffidenza.
Eolo45